MoliseRadici: Cultura, Costume, Tradizioni APS

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Le domeniche al Convitto

“Le domeniche al convitto”: percorsi culturali tra i corridoi e le sale del Convitto Nazionale Mario Pagano per raccontarne le storie e mostrarne i tesori.

 

A condurre le visite e a curare gli approfondimenti tematici di ogni incontro, gli storici e gli esperti del nostro Osservatorio Culturale “Enzo Nocera”. 

 

Calendario incontri

 

6 aprile - 4 maggio - 8 giugno - 6 luglio - 7 settembre - 5 ottobre - 9 novembre - 14 dicembre

 

ore 10.00

 

info e prenotazioni: WhatsApp 392 5636878

 

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Il Convitto Nazionale Mario Pagano

Il Convitto Nazionale ‘Mario Pagano’ è uno dei principali simboli della città di Campobasso.

 

Nel 1340 al suo posto sorgeva il convento di San Francesco della Scarpa, semidistrutto dal terremoto del 1805 e ristrutturato dall’architetto Bernardino Musenga.

 

L’edificio scolastico risale alla fine del ‘700. 

 

Con decreto del 12 marzo 1816 è inizialmente denominato "Collegio Sannitico", con sede presso il monastero degli Antoniani poiché non idoneo ad edificio scolastico. Dopo gli opportuni lavori di adeguamento, il collegio viene inaugurato il 16 novembre 1817 divenendo sede del “Collegio Sannitico”, a gestione dei Padri Barnabiti.

 

Dopo l’unità nazionale, con decreto del Re Vittorio Emanuele II, assume il nome di Convitto Nazionale per ospitare il Regio Liceo Ginnasio.

 

Al regio decreto del 4 marzo 1865  firmato a Milano da Vittorio Emanuele II, risale la sua intitolazione al giurista, filosofo, drammaturgo e politico lucano Mario Pagano (Brienza 1748 - Napoli 1799), esponente di spicco dell'Illuminismo italiano e promotore della Repubblica Partenopea.

 

Tra i docenti del Regio Liceo Ginnasio si ricorda Giovanni Gentile (Castelvetrano 1875 - Firenze 1944), filosofo, pedagogista e politico italiano, Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia dal 1922 al 1924; tra i convittori molisani illustri che hanno frequentato il Liceo figurano la medaglia d'oro al valor militare Giuseppe Albino (Campobasso 1866 - Adua 1896), il botanico, medico e storico Michelangelo Ziccardi (Campobasso 1802 - Napoli 1845),  il matematico Nicola Trudi (Campobasso 1811 - Caserta 1884),  la medaglia d'oro al valore militare Leopoldo Montini (Campodipietra 1894 - Monte Sei Busi 1915), il matematico e politico Enrico D’Ovidio (Campobasso 1843 - Torino 1933), il pittore e matematico Giulio Pittarelli (Campochiaro 1852 - Roma 1934),  il medico e senatore del Regno d'Italia Luigi D’Amato (Campochiaro 1874 - Napoli 1951),  il sindacalista, attivista e poeta Arturo Giovannitti (Ripabottoni 1884 - New York 1959). 

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Galleria dei giovani eroi

I sentimenti, le idee e le grandi vicende della storia nazionale hanno sempre oltrepassato le mura del Convitto Nazionale e hanno inciso sulla vita dell’istituto. 

 

Fra questi, sicuramente la Prima guerra mondiale ha avuto un impatto assai profondo: basterebbe ricordare il solo fatto che dal 1915 al 1918 il Convitto fu requisito per essere utilizzato come ospedale militare e i convittori dovettero trasferirsi in collegi extraregionali. Se nel 1919 la struttura fu bonificata e riconsegnata, un anno dopo già fu allestita una grandiosa cerimonia di commemorazione degli ex convittori e degli educatori sacrificatisi per la patria su precisa volontà del rettore Cesare Ferrero. Ancora a lui si deve il progetto di risistemazione dei corridoi e delle aule al pianterreno del Convitto in chiave memorialistica. Alle pareti furono apposte varie targhe e lapidi con i nomi di 48 caduti. Tra questi, alcuni preziosi ritratti fotografici di tredici figure meritevoli, che  furono collocati sulle pareti del corridoio degli uffici e del Rettorato a formare la cosiddetta “Galleria dei giovani Eroi”, tuttora presente e oggetto di interventi di restauro e di valorizzazione.

 

I ritratti sono per la maggioranza opera del celebre fotografo Alfredo Trombetta di Campobasso e sono sistemati all’interno di cornici lignee stile Liberty, finemente decorate a intaglio su fondo sabbiato con lo stemma sabaudo, modanature, racemi vegetali e simboli militari. Sono opere uniche, che rendono onore alla passata tradizione artigianale del Molise.

 

Per quanto concerne i militari, fra i più noti ci sono Leopoldo Montini da Campodipietra (CB), prima medaglia d’oro al V. M. del Molise e Rodolfo Calogero, la cui salma riposa nel sacrario di castel Monforte. Quest'ultimo,  giovanissimo protagonista del primo volo aereo della Storia sulla città di Campobasso, morì in combattimento aereo nel 1918; già decorato con due medaglie d’argento, fu destinatario anche di una medaglia d’oro; la madre la rifiutò per non cedere le precedenti due d’argento, che le avevano fatto sentire la presenza del figlio ancora accanto a sè. 

 

Questi giovani militi, con il loro sacrificio, fungono ancora oggi da monito contro il dramma delle guerre di ogni tempo.

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Il corridoio centrale e
l'arte di Antonio Pettinicchi

Il lungo corridoio centrale al pianterreno del Convitto è dedicato al pittore e incisore Antonio Pettinicchi, nato nel 1925 a Lucito (CB) e scomparso a Boiano (CB) nel 2014. Proveniente da una famiglia d’estrazione contadina, fu invogliato dal maestro Amedeo Trivisonno a specializzarsi nell’ambito dell’arte. Vicinissimo al realismo guttusiano, si fece portavoce delle questioni sociali attraverso l’arte, prima fra tutte la realtà contadina della provincia molisana, fino a indagare l’angoscia esistenziale dell’individuo in ogni sua declinazione. Intraprese la carriera di docente di discipline artistiche all’Istituto Magistrale del capoluogo senza mai tralasciare la lotta sociale, il fervore  per l’arte e la partecipazione a un elevato numero di esposizioni personali e collettive in tutta Italia. Gli anni di maggior impegno artistico-culturale furono i Settanta, grazie alla fondazione del Gruppo ’70 con Walter Genua, Augusto Massa e Lino Mastropaolo. Durante gli anni Ottanta, invece, il pittore si riallacciò alla Scuola Romana e avviò grandiosi cicli di opere come La Divina Commedia (acquistata dalla Provincia di Campobasso nel 1994), il Ciclo di Mahler e altri. Questi i lineamenti di una ricerca artistica durata una vita intera; sue opere si trovano in molte collezioni private e museali, dalla sua Lucito fino a Mosca, Londra e Berlino.

 

Le opere di Antonio Pettinicchi acquisite dal Convitto risalgono alla fine degli anni Novanta del secolo scorso e ai primi anni del Duemila; le più notevoli sono Marcia funebre (acrilico su tela, 1999), esempio dello sforzo immaginifico per rappresentare le emozioni scatenate dalle sinfonie dell’amato compositore austriaco Gustav Mahler; La sella (acrilico su tela, 2002), significativa perché vi si può osservare un oggetto umile elevato a soggetto artistico: un basto per animali da soma in uso tra i contadini molisani, emblema di quel contesto sempre scandagliato dall'artista; l’Assist... social... mai vista o Assistente sociale (acrilico su tela, 1996) è il sagace ritratto di una figura istituzionale che avrebbe dovuto affiancare l’artista negli ultimi anni di vita. Vi si possono ammirare gli elementi fondamentali del suo stile: lo sperimentalismo, le pennellate quasi filamentose, i contrasti cromatici vividi, le tinte frigide e allucinate. L’Autoritratto (acrilico su tela, 2002), infine, è intriso del consueto magnetismo dello sguardo ceruleo; è stato non a caso collocato più vicino all’ingresso del Convitto per porsi in relazione visiva con gli studenti, i docenti e il personale scolastico ogni giorno di passaggio. 

 

In foto: "Autoritratto" (particolare) di Antonio Pettinicchi 

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Aula magna

L’imponente Aula Magna al primo piano del Convitto Nazionale è anticipata da un piccolo vestibolo, elegante luogo di attesa e di transito. Negli spazi laterali si trovano allestiti due accoglienti salottini dotati di mobilio di pregio e numerose opere d’arte firmate da artisti molisani del XIX e del XX secolo: da Corradino Guacci (Fanciulla in abiti popolari e Ragazzo che legge, tele racchiuse in belle cornici Liberty) fino all’accademico campobassano Leopoldo Grimaldi (Davide con la testa di Golia, olio su tela) e alle vedute urbane del contemporaneo Vittorino Manocchio.

 

Varcata la soglia dell’Aula Magna, si è pervasi dalla bellezza dell’ambiente di rappresentanza per eccellenza del Convitto, che fa spesso da cornice a conferenze e manifestazioni di ogni tipo

 

Si tratta di un ampio salone rettangolare, illuminato da grandi vetrate e da tre lampadari in bronzo dorato, disegnati nel 1925 dal rettore Ferrero. Il soffitto è l’unica sezione che conserva l’originaria decorazione primonovecentesca realizzata dal pittore di Ferrazzano (CB) Abele Valerio; costui aveva dipinto anche le pareti che, tuttavia, si deteriorarono al punto tale che nel 1928 il Consiglio provinciale molisano affidò un nuovo progetto di decorazione al pittore, incisore e docente emiliano Romeo Musa, il quale avrebbe quindi eseguito un ciclo di 11 tele di grandi dimensioni. Queste opere possono senza dubbio essere ritenute un caposaldo della storia dell’arte molisana. Musa, infatti, scelse di elevare a soggetto artistico alcuni paesaggi, edifici storici, vedute urbane ed episodi di folclore emblematici per la costruzione di un innovativo racconto propagandistico del territorio molisano. Dal Castello di Termoli (olio su tela, 1929) all’Aratura (olio su tela, 1929), fino alla 1a Sagra del Matese (olio su tela, 1930) e alla magnifica Trebbiatura (olio su tela, 1928). Queste opere restituiscono il talento di Romeo Musa e l’intensità dello sguardo con cui aveva osservato il Molise della prima metà del XX secolo.

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La cappella

 

Vicino all’ingresso dell’Aula Magna un austero portale neoclassico apre alla vista del visitatore un ambiente molto suggestivo del Convitto: la cappella, destinata al culto interno anche se non più utilizzata con tale funzione a partire dal secondo dopoguerra. Oggi, infatti, essa è  adibita ad aula multimediale e, occasionalmente, si presta a sede di cerimonie ed eventi aperti al pubblico.

 

Entrando in questo spazio sacro, ci si immerge completamente nell’arte, visto che tre delle quattro pareti, più il soffitto, sono stati affrescati nel 1936 dal pittore campobassano Amedeo Trivisonno. Vi sono raffigurate le scene della Crocifissione, della Disputa con i Dottori e della Natività; all’interno di ognuna, le figure, dipinte quasi a grandezza naturale, sono disposte secondo rigorosi schemi geometrici. Come di consueto, il grande Amedeo Trivisonno anche in questo lavoro padroneggia perfettamente la storia sacra; dal punto di vista stilistico contamina novecentismo e storicismo.

 

Nella cappella si trovano inoltre altre opere meno conosciute: tre tele barocche, qui collocate alla fine del XIX secolo. 

 

Sopra l’altare, e sotto l’iscrizione dipinta «Quae sunt Caesaris, Caesari quae Dei Deo» (“Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”) tratta dai vangeli sinottici, si trova la pala della Natività, di autore anonimo; la tela, datata al primo quarto del XVII secolo, proviene dai depositi della Galleria dell’Accademia di Venezia. 

 

Le altre due tele, più vicine all’ingresso, sono databili al XVIII secolo e provengono dal deposito della Galleria degli Uffizi di Firenze: l’Offerta alla Vergine della Fabbrica di San Firenze è del senese Giuseppe Antonio Fabbrini e rappresenta il Granduca di Toscana in atto di porre sotto la divina protezione il progetto dell’edificio in questione; L’Immacolata Concezione con Dio Padre, Cristo e due arcangeli, infine, è una tipica opera devozionale, attribuita al toscano Giandomenico Ferretti.

 

 In foto: "Crocifissione" di Amedeo Trivisonno - 1936 

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Il giardino

Il Convitto Nazionale Mario Pagano affaccia su un bellissimo giardino botanico, impiantato alla fine del XIX secolo che,  grazie alla sua vocazione alla conservazione e alla promozione della biodiversità vegetale,  ospita una ricca varietà di aiuole fiorite, arbusti e piante.

 

Ad adornare il giardino, un tasso (Taxus baccata), conifera sempreverde a crescita molto lenta, che può raggiungere un'altezza di 15-25 metri. Il tasso può essere annoverato tra le specie arboree più longeve ed è conosciuto per essere tra le più velenose, tanto da essere chiamato anche "albero della morte".

 

Tra le presenze di specie pregiate e rare del giardino, spicca una imponente sequoia gigante (Sequoiadendron giganteum ), tra le specie arboree più grandi del mondo, appartenente alla famiglia delle Cupressacee e diffusa soprattutto in California.  

 

Altra rarità del giardino è un Ginkgo Biloba,  pianta gimnosperma originaria della Cina, estremamente resistente al freddo e alla siccità; è un albero antichissimo, tanto da essere considerato un vero e proprio "fossile vivente". 

 

Accanto ad essi un Cedro del Libano, la cui chioma, con il tempo, si allarga e si appiattisce assumendo una forma orizzontale;  il Cedro del Libano del Mario Pagano  fa bella mostra di sè in particolare nel periodo natalizio, quando  il portamento "a candelabro" dei suoi rami lo rende perfetto per accogliere le eleganti e bellissime luminarie che lo adornano e che rendono ancora più magica l'atmosfera del giardino.

L’album de Le domeniche al Convitto

Visita guidata riservata agli amministratori dei comuni della regione

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Conferenza stampa di lancio dell'iniziativa

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6 aprile 2025

Grande successo per il primo appuntamento dell'iniziativa culturale. I numerosi visitatori hanno voluto conoscere ed approfondire storie e luoghi legati al Convitto.

Alla visita guidata tra le sale e gli ambienti dello storico edificio è seguito l'approfondimento tematico sulla vita e sull'arte dell'artista molisano Amedeo Trivisonno, curato dallo storico d'arte Gioele Di Renzo.

Morbi in sem

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4 maggio 2025

Sold out da subito, ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico, interessato e affascinato dalle informazioni fornite dagli esperti del nostro Osservatorio culturale durante il percorso ricco di notizie e curiosità sull’arte e sulla storia del Convitto Nazionale Mario Pagano.

L'approfondimento di domenica 4 maggio, curato dallo storico Antonio Salvatore,  si è concentrato sui legami tra il Convitto e i conflitti mondiali.

Anche l’appuntamento di maggio de Le domeniche al Convitto è stato un successo!

8 giugno 2025

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Partecipatissimo anche l’appuntamento dell'8 giugno con Le domeniche al Convitto, il cui approfondimento tematico è stato dedicato all’orto botanico del Mario Pagano e curato dal prof. Nicola Prozzo.

Il giardino del Convitto costituisce a tutti gli effetti un polmone verde che contribuisce al respiro della città di Campobasso. 

L'esimio botanico ha affascinato i visitatori con notizie storiche, informazioni scientifiche, curiosità botaniche e aneddoti su alcune piante e sulle principali essenze arboree del giardino, come la sequoia gigante, il tasso, il ginkgo biloba, il cedro del Libano, il cipresso dell'Arizona. 

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Dopo la pausa estiva, Le domeniche al Convitto torneranno a SETTEMBRE con un doppio appuntamento: 
il 7 settembre e il 21 settembre.
Vi aspettiamo!

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